La Storia
Capodrise, città del territorio casertano, ha una propria identità di carattere storico, politico, sociale, artistico.

Il comune di Capodrise è inserito nell’entroterra casertano, territorio ricco di cultura, archeologia e arte; la caratteristica posizione geografica, nel tratto di pianura tra S. M. Capua Vetere e Acerra, che determina la mitezza del clima, fanno dell’entroterra un punto di riferimento di bellezze e risorse naturali; è collocato a breve distanza dall’area archeologica dell’antica Capua, attuale Santa Maria Capua Vetere; da importanti strutture culturali, quali il museo Campano di Capua e il museo archeologico di S. M. Capua Vetere.

Nell’entroterra pianeggiante tra Capua antica e il territorio di Acerra, centuriazione in periodo romano, l’abitato di Capodrise si formò a margine del cardine massimo della centuriazione in direzione EST-OVEST, da Maddaloni fino ad Aversa, per incontrare il decumano massimo tangente l’abitato di S. Maria Capua Vetere; la città si è, poi, sviluppata verso SUD, lungo uno dei decumani ad Est di quello massimo, seguendo un percorso che taglia la città in direzione di Marcianise.

La città di Capodrise è stata per secoli Casale di Capua e in parte feudo di Acerra, conservando, però, l’unità spirituale nella Diocesi di Caserta, ad iniziare dal 1113, quando fu confermata la circoscrizione ecclesiastica di Caserta al vescovo Rainulfo dall’arcivescovo di Capua Sennete. E’ stata, poi, coinvolta per la sua posizione geografica, nelle secolari vicende del fiume Clanio, il cui deflusso, nei pressi dei diversi abitati, era ostacolato dai rifiuti della coltivazione della canapa e del lino; nel censimento voluto da Roberto d’Angiò nel 1311, in relazione a tali vicende, la città era denominata “Capodiriso”.

Si dovrà attendere il periodo a cavallo tra il 1500 ed il 1600, per ottenere la bonifica dei Regi Lagni, con l’ingegnere progettista e direttore dei lavori Domenico Fontana.

In uno dei rilevamenti graficizzati dei Regi Lagni, inciso nel 1616, ricorre la prima immagine cartografica a stampa di “ Capo de Riso”; nelle stampe ottocentesche, la rappresentazione di Capodrise si ripete con piccole variazioni.

L’antica storia di Capodrise risulta legata alle vicende storiche dei paesi confinanti; da essa non si può ricavare il disegno urbano: ciò è possibile solo dalla documentazione della consistenza abitativa del secolo XVIII, in base alla quale si possono individuare le zone o strade, dette “ Piazze” o “ luogo”, dove ancora oggi si individuano costruzioni di particolare valore storico.

Le mappe urbane della città settecentesca, redatte dal Rizzi Zannoni, riportano la concentrazione dell’abitato lungo il decumano in direzione di Marcianise; il tracciato dell’antico cardine massimo è evidenziato, in parte, con un filare di alberi (platani) che, in quel periodo, terminava dopo San Donato, oltre la quale era solo campagna, denominata “Lavinaro”.

Nel XIX secolo, la stessa strada sarà prolungata rivestita di basolato, seguendo il tracciato antico campestre, fino a casa Retella, luogo noto come “ Pizzo di Bufala

Il centro storico della città, nonostante le manomissioni e le distruzioni edilizie, è ancora in parte riconoscibile; necessita, però, della dovuta riqualificazione e di interventi mirati alla conservazione.

Nel ventennio fascista, Capodrise fu frazione di Marcianise, fino alla sua ricostituzione a Comune nel 1946, quando il paese, alla ricerca della propria identità, aveva iniziato il coordinamento delle sue funzioni urbane con la nascita del cimitero, la scuola pubblica, la costruzione di nuove strade, il mantenimento delle più antiche, l’illuminazione notturna a petrolio, la costruzione della casa comunale e molte altre iniziative autonome, come la nascita di un regolamento edilizio e la nomina di un architetto comunale.

L’etimologia del nome del comune è di difficile identificazione; forse proviene dal latino caput, seguito dal nome di persona Triseus , oppure dal nome di una zona: Risone.